venerdì 12 ottobre 2007

Psichedelia e oltre: chiaccherata con gli scettici


Le architetture allucinate delle pitture. Le strane figure teriomorfe che si celano dietro ai racconti mitologici delle civiltà antiche. I personaggi storti e surreali dei libri, le loro facoltà avanzate, le loro azioni impossibili..."SONO IL PRODOTTO DELLA MENTE", si urla, castigando quei fenomeni in uno spazietto angusto nell'anticamera del cervello, a metà tra gli scomparti soggettivo ed inesistente.

Di quale mente? Di una mente "fantasiosa", "inventrice", che si diverte a gironzolare per l'universo della "fiction" azzardando di tanto in tanto timidi schizzi di colore sul maestoso e impenetrabile muro della realtà oggettiva? Non sono già feretri, sagome morte, questi schizzi? Che probabilità hanno di sopravvivere, se non come ologrammi, in un mondo compatto come il nostro, in cui non s'accettano mutazioni nè alterazioni, in cui ogni elemento di novità e stranezza è rincalcato a legnate dalla sobria ed elegante verità?

"INFATTI NON SOPRAVVIVONO", si risponde. "Sono stravaganze momentanee che rilassano e danno la forza per tirare avanti".

Perchè allora, cercando tra i Normali, posso scovare qualcuno che abbia fatto esperienza di trasformazioni corporee, mirato paesaggi luccicanti o previsto la propria morte?

Io parlo non di menti schizofreniche, che proiettano oggetti inconsistenti sulla realtà condivisa.
Parlo invece di menti psichedeliche, cioè indagatrici di costrutti, disposte a cogliere segnali muti e a lasciarsi cavalcare dalle sinestesie. Parlo di menti che hanno spostato il proprio assetto chimico per abitare, anche se solo temporaneamente, mondi alternativi.

"AH SI? E PERCHE' CI SAREBBE BISOGNO DI SOSTANZE PSICHEDELICHE? E che cosa significa questo spostare l'assetto chimico?"

Ecco, ve lo racconto:


(...) fatto sta che, in un luminoso mattino di maggio, ingoiai i quattro decimi di un grammo di mescalina sciolta in mezzo bicchiere d'acqua e sedetti ad attendere le conseguenze.
Essere sospinti fuori dalle linee dell'ordinaria percezione, ricevere per qualche ora al di là del tempo, la manifestazione del mondo esterno e di quello interno, non come essi appaiono all'animale ossessionato dalla sopravvivenza o a un essere umano ossessionato dalle parole e dalle nozioni, ma come essi sono captati, direttamente e incondizionatamente, da un intelletto aperto all'universo: questa è un esperienza di valore inestimabile per chiunque.


L'ipotesi scientifica che si avanza e che la funzione del cervello, del sistema nervoso e degli organi dei sensi sia principalmente eliminativa e non produttiva. Essi debbono infatti


(...) proteggerci contro il pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa massa di conoscenza in gran parte inutile e irrilevante, cacciando via la maggior parte di ciò che altrimenti ricorderemmo o percepiremmo ogni momento intorno a noi, nell'universo.


Continua:


La maggior parte della gente, per la maggior parte del tempo, conosce soltanto ciò che passa attraverso la valvola di riduzione e viene consacrato come genuinamente reale dal linguaggio del luogo. (...) Il cervello è fornito di una serie di enzimi che servono a coordinare il lavoro. Alcuni di questi enzimi regolano la fornitura di glucosio alle cellule del cervello.
La mescalina, ad esempio, inibisce la produzione di questi enzimi e così diminuisce l'ammontare di glucosio disponibile a un organo che ha continuo bisogno di zucchero. (...) Quando il cervello lavora a zucchero ridotto, l'io indebolito si denutrisce, non si può preoccupare di intraprendere tutte le azioni necessarie, e perde tutto l'interesse in quei rapporti di spazio e tempo che significano tanto per un organismo soggetto a mantenersi nel mondo. (...) Ogni specie di cose biologicamente inutili comincia ad accadere...

Aldous Huxley, Le porte della percezione


Io penso che dovremmo riflettere su questo, signori miei.
Non è possibile che alterando la sola chimica neuronale venga franando quell' universo che abbiamo camminato per anni in comode pantofole da casa.

Mi chiedo se tutta la realtà preconfigurata da un assetto normale non sia anch'essa una grande allucinazione. Dato che ad una determinata impostazione cerebrale corrisponde una precisa immagine del mondo, e dato che noi siamo soliti affezionarci più del dovuto all'impostazione che ci ha offerto la vita quando c'ha incontrato, mi vien da ridere al solo pensiero che di qui alla nostra morte noi avremo vissuto al massimo una o due opzioni esistenziali.

E si ingrossa dentro di me il dubbio che la Normalità sia una realtà ingessata, fratturata dalle caviglie alla testa e impossibilitata a muoversi.

Insomma, se basta una goccia o un pezzo di carta di cinque millimetri per spostare il mondo, allora significa che quel mondo non è poi tanto compatto e resistente.

Ecco allora, io voglio aprire questo mondo, voglio squartare la normalità e abitarci dentro da nomade. Via le banalizzazioni e le ossessioni e via anche la serietà, diserbante di meraviglie.

Vi voglio però dar ragione su un aspetto, miei scettici. Niente droghe....ho trovato il modo di spostare il mio assetto senza danneggiarlo, o almeno spero

1 commento:

Anonimo ha detto...

I tuoi pensieri sull' argomento coincidono molto col mio modo di vivere...da sognatore sempre intento a cercare un qualcosa di "irreale" in un mondo all' apparenza troppo monotono e obbligato.
Ho sempre creduto che questa mia ricerca dell' "irrealtà" fosse il capriccio della mia giovinezza, ma più che la mia età avanza più che mi rendo conto che è una parte di me che non se ne andrà mai.
Bravo Leo continua così, i tuoi pensieri fanno riflettere e sono interessanti.